04 giugno 2007

Powers & Supplies: 1. Proton contre proton

L'idea del racconto ambientato al CERN mi è piaciuta, ho pensato quindi di continuarlo e pubblicarlo a puntate sul blog. Ricominciamo dall'inizio...

"Per un breve periodo scolastico evitai ogni contatto con la fisica. Non avevo ancora le obiezioni di adesso, non chiedevo di lasciare in pace l'atomo, che secondo il suo intento originale voleva essere indivisibile. La parola che Democrito inaugurò era un invito a rispettare un limite. La fisica del secolo invece si è accanita nello smontaggio: sottoterra i suoi edifici a cerchio affannano la materia, frantumano il suo pulviscolo elettromagnetico."
(Erri De Luca, In alto a sinistra, Feltrinelli, 1994)


"L'ho scoperto per caso" - stava dicendo il giovane technical student della safety commission all'ispettore della polizia ginevrina accorso sul posto - "Sa, io non dormo più di tre ore per notte, quindi - dato che ieri mi avevano cambiato per l'ennesima volta le specifiche dell'applicazione - ho pensato di andare a lavorare dalle tre alle cinque dopo essere uscito dalla discoteca. Mi stavo dirigendo in ufficio e ho preso una scorciatoia che passava dal building 186. In quel momento ho visto il corpo penzolare da uno dei rack dei power supply...".

Ai piedi dell'ispettore si trovava una scatola di un gioco da tavola, macchiata di sangue. Era stata aperta, ed il suo contenuto, alcuni robottini e vari tipi di carte, era disposto sul pavimento a formare una scritta inquietante: UNGLAUBLICH.

L'ispettore Laurent Varrin si guardò intorno. Non era abituato a quel tipo di lavoro. Ginevra era da sempre una città estremamente tranquilla, ai limiti della noia. Una serie di scandali aveva recentemente portato all'attenzione dell'opinione pubblica l'ambiente della polizia cantonale, ne aveva parlato tutta la stampa nazionale e qualche maligno aveva insinuato che la percentuale di poliziotti che ultimamente avevano avuto problemi con la legge fosse ben più alta della media cittadina. La polizia, scoraggiata dalla quasi totale assenza di delinquenti, se non vogliamo contare i vari criminali di guerra e mafiosi che rifornivano di denaro le banche ginevrine (i quali comunque non potevano essere perseguiti), s'era ridotta ad occuparsi dei problemi del traffico, reso difficile più che altro dal gran numero di italiani in città, che non cessavano di scontrarsi fra di loro ("italien contre italien"), ignari dei misteri della viabilità elvetica.

I rack dei Power SupplyMa stavolta c'era addirittura di mezzo un morto, ucciso in maniera alquanto originale per giunta, e in una cornice da romanzo di fantascienza. O meglio, di fantascientifico c'era più che altro il nome, CERN Conseil européen pour la recherche nucléaire, un acronimo che evocava tecnologie d'avanguardia controllate da scienziati eccentrici per fini misteriosi. In realtà la scena del delitto era tutt'altro che avveniristica: un capannone industriale in cui era disposta una lunga fila di rack, in pratica degli armadi metallici azzuri in cui potevano essere alloggiate schede elettroniche di vario tipo. Da un lato di questa lunga balconata era collegata un'imponente quantità di cavi estremamente pesanti e voluminosi, che percorrevano diverse decine di metri per andare a portare la corrente ad un qualche apparato sperimentale di cui a Varrin sfuggiva il nome e, soprattutto, l'utilità.

Ricordando i telefilm americani in cui i rangers di due diversi stati si contendono il privilegio di indagare su un qualche delitto, Varrin si pose un problema di giurisdizione. Infatti il sito principale del CERN sorge al confine tra Svizzera e Francia, nei pressi del comune di Meyrin. Subito dopo l'ingresso principale si scorge la dogana, al di là della quale la strada prosegue verso il ridente paesino di Saint Genis, nel cui municipio si deve di certo trovare una foto del presidente Sarko, immortalato nella biblioteca dell'Eliseo tra una bandiera francese ed una europa che sovrastano la sua statura di statista. Insomma Republique Française, territorio in cui la legge e l'ordine sono competenza della gendarmerie. Se prolunghiamo in linea retta il confine attraverso la striscia di terra dove sorge il CERN, risulta evidente che l'edificio al quale, per ragioni comprensibili solo ai fisici teorici, era stato assegnato il numero 186 si trova un centinaio di metri al di là della frontiera, in Francia. Ma niente da fare: il caso era stato affidato a lui.

Mettiamoci al lavoro, dunque, pensò l'ispettore. Prima cosa da fare è chiedere le generalità del testimone, come si fa nel caso di incidenti per compilare il CID, un foglio che non è previsto dalla legge Svizzera ma che gli interessati hanno sempre con sé, in quanto italiani.
"Nome e cognome?"
"Giovanni Nepero"
"Nepero? E che nome è?"
"È il mio cognome, e per puro caso è anche l'italianizzazione del nome del matematico scozzese John Napier, quello che ha dato il nome al numero di Nepero."
"Da quando in qua la gente va in giro a dare il proprio nome ai numeri? E poi i numeri ce l'hanno già il nome: uno, due, tre..."
"...google..."
"Ma, caro ispettore, la gente non dà il proprio nome solo ai numeri. Persino alle particelle elementari viene imposto di chiamarsi con il nome del loro scopritore, o del loro ideatore, come nel caso del bosone di Higgs".
Chi aveva parlato, lasciando a bocca aperta l'ispettor Varrin, era un signore con la barba bianca, dall'aspetto simpatico.

"Permetta che mi presenti, sono Greg Garrigs, collaboratore dell'esperimento CMS. Il Direttore Generale mi ha chiesto di aiutarla nelle indagini"
Cavi"Ah benissimo, professor Garrigs. Stavo appunto facendo qualche domanda a questo studente, che sembra sia stato il primo a trovare il corpo. Però ero anche interessato a capire un po' di più dell'utilità di tutto questo armamentario. Sa, penso che la scelta di questo luogo non sia affatto casuale. Mi dica, a cosa servono tutti questi cavi?"
"Beh, è molto semplice: questi cavi a bassa impedenza (LIC) servono a portare l'alimentazione elettrica al tracciatore di CMS, che in questo momento stiamo testando nella camera pulita qui accanto. Pensi, ispettore, che precisione: ogni cavo fornisce l'alimentazione a circa una decina di moduli in silicio che, polarizzati da un'alta tensione, permetteranno di individuare il passaggio delle particelle cariche. È un po' come fare una foto ad altissima precisione di quello che succederà quando inizieremo a fare scontrare, nel nuovo acceleratore LHC, i due fasci di protoni: proton contre proton, ispettore, si potranno raggiungere energie mai sperimentate. Questi due fasci di protoni viaggeranno a un centinaio di metri sotto i suoi piedi, mentre passeggia tranquillo per la campagna ammirando la catena montuosa dei Jura, lungo una circonferenza di 27 chilometri e andranno a collidere in qattro punti producendo un vastio bestiario di particelle elementari da studiare per i prossimi quarant'anni. Se mai riusciremo a far funzionare tutto, ovviamente, ma questo non lo vada a dire in giro.".

L'ispettore non era molto sicuro di aver afferrato tutti i particolari, ma intuì che gli scontri tra protoni dovevano essere ben più pericolosi, e forse più interessanti, degli scontri tra italiani.
"Come vede, i cavi qui accanto a lei sono quelli che alimentano il TEC, mentre il rack accanto è per l'alimentazione del TIB. I power supply nel rack dove si trova il corpo servono per alimentare il TOB."
"TEC, TOB, TIB, LIC, LHC, CMS? Ma che lingua parla?"
"Sì, mi scusi, ispettore, è che qui al CERN amiamo molto i TLA."
"TLA?"
"TLA, Three-Letter Acronyms!"
"Ho capito" mentì l'ispettore "tuttavia, se mi posso permettere, non sono sicuro di aver afferrato l'oscura ragione per la quale voi fisici vi divertite a far girare i protoni sotto i nostri piedi. Cosa mai pensate di trovare? La soluzione ai problemi del mondo, alla fame, alle guerre, al mercato degli affitti a Ginevra?"
"No, ispettore, molto più modestamente stiamo cercando il bosone di Higgs. Questa particella inventata da un signore scozzese, è un po' la soluzione... non di tutti i problemi del mondo, ma il mattoncino mancante per far tornare i conti nel modello standard."
"Una dichiarazione dei redditi?"
"No, il modello teorico che descrive al meglio la nostra conoscenza attuale della fisica delle particelle. Torna tutto, o almeno tutto tornerebbe se solo si trovasse questo bosone, ed è per questo che siamo pronti a far girare i protoni in questa grande giostra, per riuscire a capire come funziona il mondo su scala subatomica."
"E lo troverete?"
"Non ne sono sicuro, ma anche se non lo troveremo, troveremo qualcos'altro che potrà dare lavoro ai figli dei suoi figli se decideranno di studiare fisica delle particelle. Con tutto il rispetto, ispettore, è un caso ben più complicato di tutti quelli di cui lei si è mai occupato."

L'interessante conversazione fu interrotta da delle grida allarmate.
"Scheiss! Perché diavolo non è scattato l'interlock? è ancora tutto acceso. Non hanno funzionato, le PLC non hanno funzionato. Spegni tutte le PSU dal DCS!"
Varrin era completamente disorientato dalla quantità di TLA.
"Cosa sta succedendo professore? Non capisco"
"Una brutta storia, ispettore, sembra che il tracker fosse acceso senza raffreddamento e che non abbia funzionato l'interlock."
"L'interlock? Cos'è? un supermercato specializzato in ferramenta?"
"Non scherziamo, ispettore, l'interlock è una misura di sicurezza hardware che nel caso che la temperatura del rivelatore salga al di sopra di una certa soglia, interviene per spegnere la corrente. Tutte le letture dei sensori di temperatura sono raccolte in quei microcontrollori là in fondo, si chiamano PLC, che sono collegati con un cavo ai crate dei power supply."
"Ah, ho capito, e in caso di pericolo mandano un segnale lungo il cavo dicendo: spegnetevi".
"Non proprio, questo non sarebbe molto sicuro. Chiunque potrebbe tagliare il cavo e... addio sicurezza. Invece mandano in continuazione un segnale che dice 'potete continuare a stare accesi'. Quando questo segnale viene a mancare i power supply si spengono. Proprio per questo non capisco perché non ha funzionato la sicurezza in questo caso. Guardi, il cavo è stato tranciato dal peso del cadavere."
"E allora perché l'alimentazione non è stata interrotta?"
"Non ne ho idea. L'unica possibilità è che il corpo fosse in qualche maniera in grado di continuare a trasmettere un qualche tipo di segnale sul cavo collegato alla scheda di interlock."

Un'altra voce rispose da sopra.
"Niente da fare, anche il DCS non funziona: abbiamo perso la comunicazione via rete con il controllore dei power supply"
"Scheiss. Allora c'è una sola soluzione: interrompi l'alimentazione generale!"
Un grosso interruttore fu spostato su OFF e l'intero capannone sprofondò nella totale oscurità.

(1 - continua...)
Ogni somiglianza tra i personaggi descritti nel racconto e persone realmente esistenti è da considerarsi quasi completamente casuale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Questo romanzo mi garba a bestia!